Un bello e orribile
mostro si sferra,
corre gli oceani,
corre la terra: 172
corusco e fumido
come i vulcani,
i monti supera,
divora i piani, 176
sorvola i baratri;
poi si nasconde
per antri incogniti
per vie profonde; 180
ed esce; e indomito
di lido in lido
come di turbine
manda il suo grido, 184
come di turbine
l’alito spande
ei passa, o popoli,
ei passa, o popoli,
Satana il grande; 188
passa benefico
di loco in loco
su l’infrenabile
carro del foco. 192
Salute, o Satana,
o ribellione,
o forza vindice
della ragione! 196
Sacri a te salgano
gl’incensi e i voti!
Hai vinto il Geova
de’ sacerdoti. 200
Giosue Carducci, Inno a Satana, Bologna 1869
Ecco l'omaggio del grande poeta Giosue Carducci al simbolo del progresso nella sua epoca: il treno. Egli ne esalta le caratteristiche di violenza e di velocità: esso è bello e orribile allo stesso tempo, risponde ad un ideale estetico che non rimanda all'armonia ma, al contrario, all'antitesi di essa: la brutalità dell'innovazione che deturpa i paesaggi naturali con i rumori delle rotaie sui binari e il fumo che tutto avvolge e nasconde ogni possibile visione. E il riferimento a Satana si compie soprattutto nei frequenti vocaboli che si riferiscono al fuoco ( vulcani, carri del foco) che ben rendono l'idea di questa macchina inarrestabile che attraversa la natura incontaminata fino a quel momento.