martedì 4 giugno 2013

Cosa scrissero i "grandi pensatori" sul progresso

Traendo spunto dal libro "Storia delle macchine" di Vittorio Marchis, (1994) è interessante prendere in considerazione le riflessioni di alcuni grandi personaggi sul progresso.

Non solo ogni uomo progredisce di giorno in giorno nelle scienze, ma tutti gli uomini compiono in esse un continuo progresso nella misura in cui l'universo invecchia.
B. Pascal, Oeuvres, Parigi, 1779

La gara ebbe inizio; Atlanta corse avanti; Ippomene, vedendosi lasciato indietro, non dimentico del sotterfugio, scaglio dinanzi agli occhi di Atlanta una delle mele d'oro; non in linea retta, però, ma di traverso, perché quella indugiasse e si allontanasse dalla via. La donna [...] corse dietro alla mela e si chino per raccoglierla.

F. Bacone, Della sapienza degli antichi, Londra, 1609


I due autori presentano una diversa concezione di progresso, fiduciosa è quella di Pascal, più cauta, invece, quella di Bacone, il quale esprime la preoccupazione verso i possibili utilizzi delle conoscenze, talvolta sfruttate a danno altrui. 

Nell'Encyclopédie Diderot e D'Alembert danno una definizione appena accennata del termine progresso: <<Si usa anche in senso figurato, e si dice 'fare progressi' rapidi in un'arte, in una scienza>>.
Eppure nel Discorso preliminare compare l'idea della necessità dell'approfondimento delle conoscenze come strumento necessario per lo sviluppo umano, in linea con il pensiero illuministico degli enciclopedisti.





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